Come suona una band che mischia industrial rap, elettronica e noise rock?
La risposta a questa domanda è una sola: Death Grips. Band nativa di sacramento e in attività dal 2010, composta da Stefan Burnett(MC Ride), Zach Hill alla batteria e Andy Morin alla programmazione/produzione.
Trovare parole adatte a descriverli è arduo, persino tentare di ricomporli attraverso i loro numerosi lavori è complicato. Il loro stile evade qualsiasi categorizzazione precisa e così non posso far altro che ricorrere ad alcune sensazioni; partiamo dai loro primi due lavori in studio, The Money Store e No Love Deep Web, praticamente uno la continuazione dell’altro nel vero senso della parola, se ascoltati di seguito infatti sfido chiunque a tracciare una linea netta tra le tracce dell’uno e quelle dell’altro.
Se poi vogliamo parlare di impatto beh direi che hanno ampiamente centrato il bersaglio, le tracce ti trascinano a fondo tra un sample elettronico e delle strofe rap decisamente asettiche. MC Ride ci dona dei versi rap acidi, taglienti, convulsi e quasi sempre malati che si accartocciano su loro stessi per poi allargarsi e stringersi senza preavviso; in tutto questo il groove della batteria è sempre di livello altissimo, mai un calo, mai una sbavatura.
Tra le altre cose No Love Deep Web è stato distribuito in forma completamente gratuita dalla band in quanto l’urgenza di pubblicare cozzava con le direttive della casa discografica che vietò categoricamente di pubblicare altro materiale, limitazione decisamente ignorata e conseguente rottura con la casa.
La band intanto acquista sostenitori ed estimatori, alcuni dei quali non proprio sconosciuti.
Parliamo infatti di Tom Morello, David Bowie e Trent Reznor giusto per farvi tre nomi, non proprio gli ultimi arrivati sulla scena musicale mondiale; così nel 2014, diventati ormai una realtà consolidata della scena mondiale, i Death Grips lasciano due annunci: il primo è l’uscita di un doppio album dal nome The Power That B e la seconda è lo scioglimento del gruppo, dal nulla e comunicato tramite un foglio stropicciato sulla loro pagina Facebook. Perchè i Death Grips sono questo: imprevedibilità.
Così viene rilasciata la prima parte del doppio album intitolata Niggas On The Moon, realizzata in collaborazione con l’artista islandese Bjork, ne esce fuori un disco claustrofobico e unito in ogni traccia, retto interamente dai fragorosi samples di Bjork.
Poi lo scioglimento quasi immediato e come a prenderci in giro un anno dopo la seconda parte dell’album vede la luce, intitolata Jenny Death torna a vestire le sonorità e le linee guida dei primi due album risultando più disconnesso e meno chiaro. In tutto questo poi la band non si è sciolta, anzi continua a sfornare musica a ritmo insano.
Se cercate musica particolare, che vi arrivi come un pugno nel naso sicuramente non potete esentarvi dall’ascoltare i Death Grips.
Versatili, brutali, diretti ed epliciti.
Ascolto consigliato, con emicranie annesse.